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sabato 30 maggio 2015

Vincenzo De Bernardo DIMME CHE VUO’



DIMME CHE VUO’

Dimme che vuò, tenimmo tutt’’o tiempo,

nun c’è nisciuno ca ce corre appriesso,

qualsiasi cosa, ‘o ssai, pe’ mme, è lo stesso,

basta ca me fai sta strignuto a te.

Sarà na sensazione, nun ‘o ssaccio…:

sta stanza, pare, ca nun tene mura,

cu te io veco ‘a luce ‘a dint’’o scuro,

me pare ‘e tuccà ‘o cielo, ncuollo a te.

No, ferma, statte ferma, ce pens’io…,

te voglio accuntentà in ogni cosa,

chello che vuò: ‘a poesia e ‘a prosa,

stasera tengo voglia ‘e recità!

27.5.2015


Vincenzo De Bernardo









Maurizio Trapasso Così mi sento

Così mi sento (di Maurizio Trapasso)
Sento, presento, ti sento, 
gioco col tempo, ogni secondo muore un secondo.
Vivo, godo, libero arbitrio.
Sensazioni, passioni, emozioni, 
scopro sentimenti.
Paura, adrenalina, palpitazioni, 
destrutturazione mistero.
Rischio, divertimento, avventura.
Passeggiata per le celle dell'inconscio, 
irrompendo verità nascoste, 
maneggiando l'incontrollabile, 
svegliando i sogni addormentati.
Mi arrivi quando ti arrivo, 
e conosci i miei segreti, 
scopro i tuoi desideri, 
come se fosse uno 
ma dei tuoi sensi, 
ti palpo, ti assaggio, ti ascolto, ti guardo, ti respiro, 
mi introduco nei tuoi pori, 
mi mischio nei tuoi pensieri, 
destabilizzando il tuo gioco.
Lettere intrecciate in discorsi indecifrabili, 
che solo tu ed io conosciamo, 
lasciando posto ai dubbi, 
di un futuro incerto,
strapieno di magia e legato del desiderio.





Salvo Saegi Resteremo solo noi

Resteremo solo noi

Un giorno

Avremo

Sorrisi e pianti

Da donarci

L'uno all'altro

Saranno

Piccole carezze

Mani sfiorate

Parole delicate

E sguardi

Lunghi una eternità

Ci riposeremo

Dai pensieri

Le cose fatte insieme

Sì rifletteranno

Sui nostri volti

Saremo liberi

Tenendoci Per mano

Teneramente

Finché

Sopraggiungera

Il sonno

A guidare

Il nostro viaggio

Verso L'infinito

Salvo Saegi



Vincenzo Cerasuolo E' passata mezanotte

Vincenzo Cerasuolo

E' passata mezanotte

e quase sto' durmenno;

ll'uocchie mieje fanno a bbotte,

'nfromme ve sto' scrivenno,

ma je m'aggio 'a fa curaggio

e dirve 'int' 'messaggio

'e fa suonne a cculore:

sunnateve ll'ammore.




venerdì 29 maggio 2015

Maurizio Salici La mia poesia

La mia poesia.

Non sono un pianista né un violinista, 
a modo mio, mi sento un'artista ;
che sia al chiuso o all'aperto, 
faccio comunque il mio concerto.

Non é un pianoforte né un violino, 
a starmi vicino ;
non ho davanti un'orchestra, 
a me basta la mano destra.

Non tengo una bacchetta, 
in maniera retta ;
non ho nessuno da dirigere, 
ma una penna per scrivere.

Né un palco né strumenti, 
per rendere unici i miei momenti ;
pennino, inchiostro, un foglio, 
per esprimere ciò che voglio.

Non è musica né melodia, 
né un insieme di note per una sinfonia ;
mi basta un'immagine, un pò di fantasia, 
così nasce, la mia poesia.

Non esiste un'arte, 
che metta un'altra in disparte ;
sia uno spartito ,un foglio, 
l'importante é averlo scritto, con amore e orgoglio.

 Maurizio Salici 


giovedì 28 maggio 2015

Carmine Magliola DIMMI SE DAVVERO SEI


Carmine Magliola

DIMMI SE DAVVERO SEI


All'orizzonte tu
tra curve di tramonto
sei l'alba arancio che 
sta illuminando il mondo

occhi appuntiti e splendidi
che nella carne m'entrano
stan lacerando l'anima
che suona come un organo

chi sei,da dove arrivi
che cosa cerchi qui
forse due mani calde 
che arrivino ad un sì

lo sto chiedendo a noi
per non soffrire più
le cicatrici in cuore
non sono andate giù

la tua bellezza ammalia
i miei occhi su te
dimmi se sei un giorno
o resterai con me

c'é bisogno in questo tempo
di guarire quel che è stato
se ci fosse un altro pianto
finirebbe amore e incanto

quindi se non sei sicura
vola pure nel tuo vento

sazieró dentro il bisogno
riabbracciandoti in un sogno.



Escluso Mortimer CHESTA NOTTE

CHESTA NOTTE

chesta notte pare nun finisce mai

è troppu longa ma assai

e u sonnu nun me vene

e a malincunia m'appartene

chesta notte che pensu a te che eri bella comme a nisciuna

chesta notte che facciu ammore cu a luna

nun ci a pozzu fà

senza e te nun ci sacciu stà

aspettu u telefonu che sona

ma te vulesse ca ma e persona

nun me rimane e te sugnà

mentre te stoncu ancora aspettà

ma a vita se ne và

e chesta notte nun se vò accurcià!

Si riserva ogni uso o utilizzo @copyright di Escluso Mortimer

QUESTA NOTTE

questa notte che sembra non finire mai

è troppo lunga ma tanto

e il sonno non mi viene 

e la malinconia mi appartiene

questa notte che penso a te che eri bella come nessuna

questa notte che faccio l'amore con la luna

non ce la posso fare

senza di te non ci so stare

aspetto il telefono che suona

ma ti vorrei qui di persona

non mi rimane che sognarti

mentre rimango ancora ad aspettarti

ma la vita se ne và

e questa notte non si accorcerà!

Si riserva ogni uso o utilizzo @copyright di Escluso Mortimer



mercoledì 27 maggio 2015

Pablo Neruda Ode al giorno felice

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore. 

Camminando,dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto,gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto,
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia,il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché si,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te,con la tua bocca,
essere felice.

Pablo Neruda

   



martedì 26 maggio 2015

Pablo Neruda Lentamente muore

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.






lunedì 25 maggio 2015

Pablo Neruda Il tuo sorriso

Il tuo sorriso
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amore mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.






domenica 24 maggio 2015

Pablo Neruda Non t'amo come se fossi rosa di sale

Non ti amo come fossi rosa di sale
Non ti amo come fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco,
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
Ti amo come pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori,
e grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il denso aroma che sale dalla terra.

Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove,
ti amo direttamente senza problemi né orgoglio,
ti amo così perché non so amare altrimenti

che in questo modo in cui non sono e non sei,
tanto vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
tanto vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio
sonno.

Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.

Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.
Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.

Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.









sabato 23 maggio 2015

Pablo Neruda Qui ti amo.

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.
La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei cosi distante.
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.

Non ti amo come fossi rosa di sale
Non ti amo come fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco,
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
Ti amo come pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori,
e grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il denso aroma che sale dalla terra.

Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove,
ti amo direttamente senza problemi né orgoglio,
ti amo così perché non so amare altrimenti

che in questo modo in cui non sono e non sei,
tanto vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
tanto vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio
sonno.

Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.

Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.
Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.

Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.




Matteo Antonio Rubino FARE RINASCERE, FARE MORIRE

FARE RINASCERE, FARE MORIRE


Una goccia di acqua,

un cristallo di sale:

sono essenza di mare

oppure assenza di pace

nell'anima

in una lacrima.

Ciò che pare definitivo

è solo in un equilibrio fragile

che fa della bellezza

un messaggio 

e del messaggio della bellezza

un'eco del battito

tra pensieri e silenzi.

20 maggio 2015