Pagine

lunedì 30 gennaio 2017

Vincenza Iacuzzo Mio fiume

Vincenza Iacuzzo 

Mio fiume

Tramonto,
crepuscolo,
ombre che si perdono
in occhi che scrutano
orizzonti,
inseguono notti stellate,
smorzano
l'insonnia d'amore,
e cercano un fiume antico.
Mio fiume
che torni 
a scorrere ancora
nelle anse del mio cuore,
attraversalo con cura 
e gentilezza,
e ad ogni tuo passo
verso di esso
spargi petali di magia
di una notte,
quella notte
che il tuo cuore
scivolò dentro il mio.

© Vincenza Iacuzzo





domenica 29 gennaio 2017

Jacques Prévert Questo amore

    Questo amore
    Così violento
    Così fragile
    Così tenero
    Così disperato
    Questo amore
    Bello come il giorno
    E cattivo come il tempo
    Quando il tempo è cattivo
    Questo amore così vero
    Questo amore così bello
    Così felice
    Così gaio
    E così beffardo
    Tremante di paura come un bambino al buio
    E così sicuro di sé
    Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
    Questo amore che impauriva gli altri
    Che li faceva parlare
    Che li faceva impallidire
    Questo amore spiato
    Perché noi lo spiavamo
    Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
    Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
    Questo amore tutto intero
    Ancora così vivo
    E tutto soleggiato
    È tuo
    È mio
    È stato quel che è stato
    Questa cosa sempre nuova
    E che non è mai cambiata
    Vera come una pianta
    Tremante come un uccello
    Calda e viva come l'estate
    noi possiamo tutti e due
    Andare e ritornare
    Noi possiamo dimenticare
    E quindi riaddormentarci
    Risvegliarci soffrire invecchiare
    Addormentarci ancora
    Sognare la morte
    Svegliarci sorridere e ridere
    E ringiovanire
    Il nostro amore è là
    Testardo come un asino
    Vivo come il desiderio
    Crudele come la memoria
    Sciocco come i rimpianti
    Tenero come il ricordo
    Freddo come il marmo
    Bello come il giorno
    Fragile come un bambino
    Ci guarda sorridendo
    E ci parla senza dir nulla
    E io tremante l'ascolto
    E grido
    Grido per te
    Grido per me
    Ti supplico
    Per te per me per tutti coloro che si amano
    E che si sono amati
    Sì io gli grido
    Per te per me e per tutti gli altri
    Che non conosco
    Fermati là
    Là dove sei
    Là dove sei stato altre volte
    Fermati
    Non muoverti
    Non andartene
    Noi che siamo amati
    Noi tu abbiamo dimenticato
    Tu non dimenticarci
    Non avevamo che te sulla terra
    Non lasciarci diventare gelidi
    Anche se molto lontano sempre
    E non importa dove
    Dacci un segno di vita
    Molto più tardi ai margini di un bosco
    Nella foresta della memoria
    Alzati subito
    Tendici la mano
    E salvaci.









Jacques Prévert è stato un poeta e sceneggiatore francese.
Data di nascita: 4 febbraio 1900, Neuilly-sur-Seine, Francia
Data di morte: 11 aprile 1977, Omonville-la-Petite, Francia
Film: Amanti perduti, Il porto delle nebbie, Alba tragica, altri
Figli: Michèle Prévert
Coniuge: Janine Tricotet (s. 1947–1977), Simone Dienne (s. 1925–1946)
    E ringiovanire

 

venerdì 27 gennaio 2017

Antonio Meola Oltre.

Oltre.

Nel silenzio
di un nuovo mattino
lo sguardo si perde
in quel cielo azzurro
dove le nuvole
non trovano posto
e lo sguardo
non perde le ali
di mille rondini
che volano libere
rendendo il mattino
sereno e felice.
È nell'azzurro
di quel cielo infinito
che si perdono i sogni
di chi come me,
guardando in alto
il suo destino
vorrebbe cambiare.
È lì
in quell'immensità
che la mia anima
lascio espandere,
superando i confini
di una realtà
che lo sguardo limita,
andando oltre
il visibile e il tangibile,
la, dove la luce
di infiniti soli
si espande all'infinito.
È in quell'infinito
che oggi mi perdo
aspettando i rumori
che alla realtà
di colpo mi porteranno
per vivere
le ore destinate.

Melanto

poeta da quattro soldi.




venerdì 20 gennaio 2017

Henry van Dyke Il tempo

Il tempo

Il tempo è troppo lento per coloro che aspettano,

 troppo rapido per coloro che temono, 

troppo lungo per coloro che soffrono, 

troppo breve per coloro che gioiscono,

 ma per coloro che amano il tempo è eternità.

Henry van Dyke


mercoledì 11 gennaio 2017

Antonio Meola Labbra.

Labbra.

Rosso,
immensa passione
che sulle labbra
con gioia si posa
dando vita
a pura emozione
che ti prende
e ti fa volare
regalandoti l'estasi
di un amore
che in te esplode.
Labbra
che si schiudono,
morbose e carnose
che a te si avvolgono
accendendo all'istante
un fuoco che non brucia
ma che il sangue
in lava trasforma
e il tuo cuore
in quell'attimo
trabocca d'amore.
Languidi petali
che a te danno
un dolce miele
che ti sazia
mentre tu
pensare non puoi.
Ti lasci avvolgere,
ti fai coinvolgere,
ti fai travolgere
dall'onda impetuosa
di una passione
che ti fa perdere
controllo e ragione.
Labbra,
semplici labbra
che su di te
sanno come posarsi.

Melanto

poeta da quattro soldi.



Biagio Merlino La Regina del cuore

La Regina del cuore
Questa notte una regina
mi danza sul petto
Ha gradi d'oro sui capelli
e le guance di rosa e di avorio
Una bocca con labbra di rubino
Io parlo e parlo, e poi scopro
le lenzuola dei pensieri
ma lei non mi ascolta
non bada a me
e forse questo è solo un sogno
dal quale mi sveglierò
con una pila 
di ghiaccio sulla fronte
Mistero lei che può
prendermi tutte le volte
che vuole
e farsi il bagno
nel mio cuore
per poi lasciarmi nella
disperazione
perché lei è la Poesia.
Biagio Merlino
Diritti Riservati
10 gennaio 2017





martedì 10 gennaio 2017

Siracide

Siracide


Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero,

 non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.

 Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà.

 Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso. 

Non respingere la supplica di un povero,

 non distogliere lo sguardo dall’indigente.

 Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, 

non offrire a nessuno l’occasione di maledirti




Vincenzo De Bernardo LUNA, STO CCA’

LUNA, STO CCA’
Luna, sto ccà, dincello, ‘o sto aspettanno
e primma ca passasse chist’ato anno,
fallo turnà, pure pe’ dduje minute,
‘o tiempo, almeno, ‘e ce fa nu saluto!
Isso ‘o dicette a mme: io torno, aspetta…,
m’aggio fumato ‘e pacchi ‘e sigarette,
ccà fore, aggio fatto ‘o cuollo stuorto,
ca ‘e vvote penso: forse, sarrà muorto!
Ma, po’, chistu pensiero ‘o caccio via,
è sempe l’ommo ‘e chesta vita mia,
troppi ricordi, tengo dint’’a mente,
che dici ca ce azzecca ‘o sentimento?
E si ce azzecca a mme, pecchè, no, a isso?
Pecchè nun se fa serntì, po’, cchiù spisso?
Luna, dincello ca io stongo ccà…
nun me facesse stancà ‘e l’aspettà!
30.12.2016
Vincenzo De Bernardo