"Trapezista"
Trapezista da una vita,
percorro e sfido ogni sera quella fune.
Nell'attonito sgomento di altri, apro la scena.
Stasera non so, qualcosa è cambiato,
mi han già presentato,
il tempo è scaduto, è giunto il momento:
sul tondo di sabbia si abbassan le luci.
Inquieto il silenzio mi avvolge, m'avvio alla scala.
Mi acceca e mi segue quel faro,
sole e luna solo per me.
Gradini infiniti per giunger alle stelle,
i piedi e le mani avanzano piano.
Lo sento son sopra, su quella pedana,
stasera non so, qualcosa è cambiato.
Occhi di falco, che cercano inquieti,
è troppo distante la meta.
Un cielo di tela, corre lontano lo sguardo.
Dall'alto al basso, a destra, a sinistra,
solo una notte da padroneggiare.
Va forte il mio cuore, il fiato si strozza e si accorcia.
Stacco le mani. Vacillo e poi tremo,
in quell'equilibrio che cerco e non trovo,
senza sapere se voglio o non voglio.
I piedi alla fune, inizia la danza spavalda.
Un passo e poi un'altro, si chiudono gli occhi.
Fa male la corda, è meglio volare,
staccare la presa e lasciare.
Se non ci fosse la rete, son certo avrei chiuso il mio volo.
È meglio, ch'è più dolce, del circo d'amare illusioni,
lo giuro, la morte.
Mai fermar lo spettacolo:
va avanti lo scempio, ma senza di me.
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