Alcune hanno indossate maschere imperfette,
altre quasi ineccepibili,
altre sono venute a viso scoperto,
non so quali sono state fino in fondo sincere
ma una più di tutte si è liberata del tiranno astratto
che regnava nella sua anima
che terrorizzava i momenti bui nella sua casa vuota,
eppure ogni sera mi consegnava una busta vuota,
una busta rosa, profumava di tulipano
segno d’incostanza ma anche amore perfetto
come perfetto era il suo viso ormai stanco
ma spiccato come una rupe sulla cima di un castello,
e intanto nel tempo
una risacca leggere quasi nulla
bagnava i nostri corpi
naufragati
su uno specchio dalle sponde di seta
e l’edera con un colore assorto
copriva le sue coppe appena svernate.
Quanta strada in ore tediose abbiamo percorso
delimitando un territorio non più negoziabile,
infranto come un bicchiere di cristallo dopo un brindisi amaro,
e le braccia aperte hanno perso l’equilibrio
estorcendo un forzato
ma splendido esilio
di un’eterna e spietata passione.
Salvatore Monetti
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