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lunedì 11 gennaio 2016

SalvatoreMonetti Scrittore Nuvola

Nuvola
(Al mio paese natio)


All’ora incerta in cui i ricordi diventano fantasmi 
m’avvio in un gran subbuglio tra ombre e timore 
o forse rabbia per aver lasciato su quelle vie 
i sogni dentro una paura. 
Tengo stretto lo stelo del passato 
inerme e nudo 
ma con gran chiarezza mi rivedo bambino, 
prego dentro queste mura, 
ma la preghiera è troppo ardua per esaudirsi 
e allora la mia storia 
sia cancellata nella memoria 
perché non tormenti più la lieve luna 
che dal castello si levava 
per illuminare le notti dell’antico borgo di Nuvola. 
Lo lasciai senza capire 
e andando via guardavo il muschio sulle pareti dell’ultimo 
[muro, 
solo una donna mi sorrise, 
non avrei più rincorso le falene, 
né avrei più rivisto i miei amici delle sere estive. 
Ora, ritorno spesso in quei luoghi, 
ma solo per punirmi e nient’altro, 
perché non c’è più il bambino che sognava, 
non c’è il mare all’orizzonte, 
non c’è più mio padre che mi teneva per mano, 
non c’è più niente, 
o forse non voglio vedere più nulla. 
Maledetto destino che ti fai beffa di me 
e muti incessantemente il percorso, 
come una danza sinistra ti trascini nelle notti autunnali 
mescolando il vento con il silenzio 
mentre tante piccole lanterne lasciano la spiaggia 
senza un senso e una meta, 
solo il rumore della pioggia è uguale dentro questi vicoli 
che conobbero il respiro delle notti imperfette 
di queste greve sogno.




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