Seduto allo scrittoio,
la penna in mano per scrivere un’emozione,
un sentimento, una delusione,
ma la penna non scivola sul foglio,
anzi si è bloccata come una fanciulla al primo bacio.
Mi alzo, il telefono tace, lo guardo ansioso e mi sento soffocare.
Ho bisogno di libertà? di follia? di vitalità? di amore?
Squilla telefono!
Parlami di cose passate e mai dimenticate ma non trilla tra le solitarie mani.
Mi circondo dell'aria della notte,
di immagini di donne lasciate lungo la via che si son fatte gioco di me senza pietà,
oramai sono solo collezioni di vecchi cimeli
che mi ricordano che sono esistite ma non hanno vissuto.
Ora Lascia che ti dica,
dolce amica che hai arricchito
la mia vita come una albero fiorito
e in questo terreno selvaggio
hai dato speranza a questo cuore inaridito che dice:
“Mordimi le labbra e fa sgorgare questo fluido pronto ad unirsi a te,
alla tua essenza che sa miele,
dolce, amaro, sensuale
e benevolo lesto a dar vita a chi in te vede la sua stagione clemente.
Salvatore Monetti
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